Eccoci.
Dopo qualche mese di vita marocchina è arrivato il momento di partire per un’avventura che sentivamo nostra sin da quando Francesco scoprì la storia della moto con cui affronteremo questo viaggio.
Lascia che ti racconti le emozioni di quei pomeriggi a Torino, quando provavamo ad accendere quella moto parcheggiata nel garage di suo padre.
Un mix di sudore, imprecazioni e tentativi falliti: si accendeva una volta ogni dieci. Una frustrazione totale, che ci aveva fatto dubitare profondamente della sua affidabilità.
Questa “bestia” è la leggendaria Ténéré XT600, un mezzo sacro, usato nelle prime Parigi-Dakar. Una moto nata per il deserto: poca elettronica, meccanica semplice e un’anima ruvida.
Il dettaglio più affascinante e più vero?
L’avviamento a pedalina. La caratteristica che all’inizio abbiamo odiato più di tutto, ma che dopo appena due mesi in Marocco abbiamo imparato ad apprezzare, capire e, in qualche modo, domare.
Pochi giorni prima di lasciare l’Italia eravamo completamente assorbiti dalla moto. Dopo 800 km in terra marocchina abbiamo capito una cosa: se riesci a sintonizzarti con lei, lei diventa la tua compagna di viaggio più fedele.
Ed eccoci qui, pronti anzi prontissimi a ripartire.
Una visita dal nostro meccanico di fiducia ad Aourir, poco sopra Agadir, ed è tutto pronto: direzione Dakar, Senegal.
Abbiamo legato due copertoni di scorta al mezzo e messo nel vano portaoggetti alcuni ricambi essenziali: una candela, un cavo frizione nuovo e una tanica da 5 litri per affrontare il lungo tratto senza distributori.
Viaggeremo leggeri. Davanti a noi due dogane: quella della Mauritania è di solito la più impegnativa, ma con il nuovo visto digitale dovremmo risparmiare parecchio tempo.
Non abbiamo grandi piani, e forse è proprio questo il bello. Questo viaggio doveva accadere.
Punto.
Ci sono occasioni che devi prendere al volo, perché profumano di “ora o mai più”.
Vi aggiorneremo strada facendo
Tanto gas e sorriso in faccia