Non volevo iniziare questa riflessione con la metafora del treno che parte e noi che restiamo sulla banchina, immobili, incapaci di trovare il coraggio per salire. Sarebbe troppo mediocre.
Eppure, oltre ad averlo appena fatto, mi rendo conto che questa banalità contiene una verità difficile da ignorare: quante volte abbiamo visto partire quel treno dentro di noi, senza salirci? C’è un istante, silenzioso ma potente, in cui dentro qualcosa si muove e la vita sembra fermarsi. È quell’attimo in cui, tra il rumore delle giornate sempre uguali, una voce interiore ci sussurra...è la nostra voce, quella più autentica, quella che abbiamo imparato a zittire tra scadenze, abitudini, paure.
“Non stai vivendo abbastanza.”
Il tempo, unico bene che non si può né accumulare né restituire, procede inesorabilmente. E mentre scorre, o lo viviamo o lo lasciamo andare. Ogni attimo che non scegliamo è un attimo che ci sfugge. Dire sì a sé stessi significa prendere in mano quel tempo, smettere di delegare le decisioni alla paura o alle abitudini, smettere di aspettare un momento giusto che non arriverà. È un atto di presenza, una scelta di vivere davvero.
Partire (non solo fisicamente, ma in senso più profondo) spezza questo equilibrio. È un taglio netto con ciò che ci immobilizza, un’apertura verso ciò che non conosciamo di noi stessi. Non serve andare lontano, ma serve osare: osare il cambiamento, osare l’incontro, osare la possibilità di trasformarsi.
Eppure, partire non è l’unica via. C’è anche un altro coraggio, meno visibile ma altrettanto potente: quello di restare. Restare non per abitudine; restare con occhi nuovi, con il desiderio di dare significato ai giorni, di costruire senza paura, di trovare libertà dentro ciò che già esiste. Restare può essere una scelta rivoluzionaria, se è fatta con consapevolezza e amore per sé stessi.
Partire o restare in fondo non sono opposti, sono due forme diverse della stessa verità: scegliersi.
Non si tratta di fuggire, né di conformarsi. Si tratta di ascoltarsi, di riconoscere quando è il momento di salire su quel treno e quando, invece, è il momento di restare sulla banchina e trasformare il paesaggio con il proprio sguardo.
Quando dici sì a te stesso, tutto cambia. Il tempo smette di essere un nemico, la vita smette di sembrarti una corsa a vuoto, e tu smetti di guardare il mondo dal vetro di un finestrino.
Ti accorgi che il viaggio non è fuori, ma dentro.