Chissà chi, un giorno, ha scritto il libro per raggiungere la felicità e chissà perché questo viene seguito senza ribellione, fidandosi dell'esperienza altrui come fosse certezza. Che poi di chi è questa felicità che raggiungerei? L'obiettivo è chiaro, eppure manca qualcosa.
Manco io.
Sarebbe sufficiente fermarmi e darmi il tempo di raggiungermi eppure i tempi sono stretti e la possibilità di stare fermi non è contemplata, non è prevista. La prima regola per raggiungere la felicità è chiara: uscire dagli schemi è sbagliato, l'ignoto è troppo rischioso. Si ha poco tempo e si deve raggiungere l'obiettivo il prima possibile, come già hanno fatto tutti prima di te.
Sono fortunata perché mi hanno spiegato come vivere e devo far tesoro dell'esperienza altrui. Allora sto attenta a controllare tutto, anche i sentimenti che si sa quelli sono fonte d'imprevedibilità. Che poi, cosa sono i sentimenti se non il peso che diamo al tempo? Eppure, tutto va cosi veloce e io non riesco a sentire più nulla. Quanto mi costa questa felicità?
Quasi quasi smetto di anestetizzare l'ansia con il controllo e chiudo il libro. Ferma, i miei pensieri vanno veloce e mi sento indietro o forse solo troppo avanti. Ma ormai sono qua, cerco spazi e persone giuste. Trovo Buena Vibra, un viaggio in Marocco, tanto surf, meditazione e l'oceano.
Sono ferma eppure mi trovo perfettamente in forma.